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mercoledì 7 dicembre 2011

Consigli di lettura- Zahra'paradise



Non ricordare il giorno trascorso | e non perderti in lacrime sul domani che viene: | su passato e futuro non far fondamento | vivi dell'oggi e non perdere al vento la vita. (Omar Khayyam da 33, Quartine, BUR, 1997)

Con il grande sviluppo dei mezzi di comunicazione, oggi i social network, i blog e i fumetti sono un’arma potente nelle mani di chi lotta contro le tirannie in nome della giustizia e della libertà.
In particolare, quando due media come il blog e il fumetto si uniscono, danno vita a una storia straziante come “Zahra’s paradise”.
Un romanzo grafico che spezza il cuore, ambientato durante i disordini del giugno 2009, a seguito delle elezioni-truffa di Ahmadinejad. È la storia di Zahra Alavi che cerca suo figlio Mehdi, giovane studente che ha partecipato alle manifestazioni di piazza contro il regime e poi scomparso . È  la loro storia a introdurci nel ventre della Repubblica Islamica: un complesso labirinto che negli ultimi decenni ha visto scomparire un numero indefinito di dissidenti. I protagonisti del racconto sono frutto di fantasia, per quanto ispirati alle reali caratteristiche di autentici cittadini iraniani; il contesto in cui vivono e gli eventi narrati invece sono reali.
Scritto da Amir, attivista per i diritti umani, e illustrato da Khalil, un artista abituato ad adoperare media differenti, Zahra’s Paradise è anche il titolo di un blog tradotto in più lingue, anche in italiano: zahrasparadise.com. Chiaramente i nomi con i quali gli autori si firmano sono inventati per evitare ritorsioni.
Un’opera che dà un volto umano alla rabbia e all’orgoglio degli iraniani che rifiutano di vivere nel cupo medioevo degli ayatollah, nel nome di una terra che possiede una cultura millenaria, fatta di storia, arte e letteratura; di poeti e filosofi come Umar Khayyām, Hafez (il “Petrarca” dei persiani), Ferdowsi (autore dello “Shahnameh”, trad: “Libro dei re”), Farīd al-Dīn Attār e Jalāl al-Dīn Rūmī.
Spiega Amir: “Un fumetto online per raccontare che “Allah Akbar! Allah Akbar!” non e’ l’urlo dei terroristi ma il grido di speranza dei giovani che sono morti ma non saranno dimenticati, che sono stati sepolti vivi nelle carceri del regime ma che sul web hanno una voce che valica le mura delle celle, fino ad arrivare al mondo […] Molti morti sono andati nel Paradiso di Zahra ma c’è ancora grande vita nella morte. La loro forza vitale non e’ stata distrutta. La morte ci parla e parla attraverso noi … Una nuova generazione sta dispiegando le sue ali e nessuno può fermare il loro volo …”.
Non un opera sulla tirannia e sul dolore, ma una celebrazione della vita e della volontà di viverla, per rendere giustizia alla vita dei ragazzi iraniani morti, in cui il volto di Medhi (il personaggio del fumetto) rappresenta lo specchio che cattura e riflette “l’immagine dei ragazzi reali che, a centinaia, tra le mura e i cancelli delle galere della Repubblica Islamica stanno aspettando: un Futuro che non sia una Fine”.

3 commenti:

  1. Nel mio blog ho dedicato anche io un post su questo romanzo a fumetti :) Sempre più gente dovrebbe avvicinarsi al mondo del fumetto, mezzo di informazione e di denuncia.

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    1. Ciao Robbin, grazie per il commento :-)
      personalmente studio il fumetto come mezzo di comunicazione ed espressione della società: tra i linguaggi dell'immagine esistenti, è probabilmente quello maggiormente carico di valore visivo ed emotivo.
      Hai ragione ad affermare che molta più gente dovrebbe avvicinarsi a questo mondo con la mente sgombra da pregiudizi: purtroppo mi accorgo che dalla crisi generale della cultura si accompagna una crisi ancora più profonda del mezzo fumetto, poichè molte persone ne ignorano il linguaggio e i fini che possiede.
      Grazie ancora per il tuo commento,come puoi vedere spicca tra i pochi che ho ricevuto ;).
      A presto,
      Claudio

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    2. Claudio, che ne pensi della mia recensione? http://robertagandolfo.blogspot.it/2013/03/zahra-s-paradise-i-figli-perduti.html

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