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sabato 27 ottobre 2012

Consigli di lettura: Destinazione Freetown


"Il fumetto è uno strumento estremamente utile per raccontare la realtà africana. Apre su un immaginario poco conosciuto attraverso una dimensione in cui il linguaggio, i segni, le parole diventano universali, in cui le barriere tra conosciuto e sconosciuto riescono a disciogliersi in un unità che il fumetto riesce magicamente a trasmettere." (Raul Pantaleo)

In “Destinazione Freetown“, nuovo graphic novel della casa editrice Becco Giallo, Khalid è il protagonista immaginario di un viaggio di ritorno al proprio Paese, la Sierra Leone. Coautori dell’opera sono Raul Pantaleo, architetto che ha partecipato alla costruzione di diversi ospedali d’eccellenza per Emergency, e l’illustratrice Marta Gerardi, entrambi membri del progetto collettivo Tamassociati.

È un opera delicata, capace di coniugare fiaba, poesia, humor e anche un determinante realismo. Se l’Italia rappresenta la sconfitta dell’antico sogno di Khalid, seguendo il suo percorso a ritroso esploriamo una terra affamata di futuro. Lo sfondo del viaggio di Khalid sono infatti gli ospedali di Emergency realizzati in Sudan, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone, che abbiamo modo di esplorare nel corso del suo tragitto. Una testimonianza diretta, profonda e ironica di ciò che gli autori hanno visto della guerra, della miseria, della solidarietà, della tristezza e dell’immensa gioia del continente africano. Di un’Africa che è qui ora, immersa nel flusso della modernità, e ha fame di futuro. 

lunedì 15 ottobre 2012

Focus su: Little Nemo in Slumberland


“Siamo sicuri che, in fin dei conti, non abbia detto di più su questo sciocco secolo, il '900, Mc Cay con Little Nemo in Slumberland che Freud con L'interpretazione dei sogni?” Oreste del Buono

La nascita del fumetto viene tradizionalmente fatta coincidere nel 1896, con l'apparizione del personaggio di Yellow Kid.  L'importanza di questo personaggio deriva principalmente dalla notorietà che lo stesso ha avuto, contribuendo allo sviluppo della narrazione a fumetti. Sicuramente è agli inizi del 900 che il fumetto prende slancio e vigore con la pubblicazione di numerosi personaggi e serie, più o meno popolari, più o meno innovativi. Eppure, nel 1905 fa la sua apparizione un fumetto destinato ad avere una notorietà sconfinata, un’opera continuamente ristampata in edizioni sempre più complete e curate. Un gioiello della nona arte considerato, da molti, il più bel fumetto di tutti i tempi.

Stiamo parlando di Little Nemo in Slumberland, fumetto onirico che, grazie al talento ed alla visionarietà del suo autore, Winsor McCay, è riuscito ad attraversare indenne il secolo di vita senza perdere nulla del suo fascino. Anzi, è riuscito e riesce a fornire nuovi spunti, idee ed insegnamenti a tanti artisti moderni (non solo in campo fumettistico).

La trama di base è abbastanza semplice: Nemo è un bambino di 6-7 anni che ogni notte vive delle fantastiche avventure, puntualmente concluse quando Nemo, nell’ultima vignetta, si sveglia. Lo scopo dei sogni di Nemo è quello di incontrate la Principessa di Slumberland, in cerca di un compagno per i suoi giochi, che attraverso gli ordini di suo padre Re Morfeo, invia mostri e ambasciatori per condurlo alla corte del regno di Slumberland. Nemo riuscirà ad entrarvi solo il 4 marzo 1906, ma per incontrare il suo primo nemico, un personaggio con il sigaro in bocca di nome Flip Flap, invidioso di Nemo perché vorrebbe essere lui ad incontrare la Principessa, e per questo cerca di evitarne  l'incontro (col tempo Nemo diventerà amico di Flip). Incontro con la Principessa che avrà luogo l'8 luglio 1906; a seguire entrerà nella serie un nuovo personaggio con l'aspetto di un indigeno di colore: Imps, che insieme a Nemo e Flip costituirà il nucleo centrale di personaggi su cui si svilupperanno le storie. I sogni di Nemo sono spesso collegati ad un preciso evento riguardante un determinato periodo: come il Natale, la Pasqua, o la fine dell'anno  che coincidono con il periodo in cui escono le tavole.

La cosa che colpisce subito nelle tavole di Little Nemo è la cura dei dettagli, la ricchezza dei particolari di ogni tavola ed i magnifici colori con cui si presentano. È incredibile il lavoro che McCay portava a termine ogni settimana, considerando che non si dedicava solo a questa serie,  e svolgeva molte altre attività. Ma le innovazioni del fumetto sono così tante che influenzeranno altri artisti per decenni. L’autore statunitense rompe infatti con la tradizionale struttura rigida delle tavole, componendo le stesse nella più completa libertà espressiva, e lavorando sulla struttura e composizione di tavole e vignette in maniera funzionale a ciò che sta narrando, all'effetto che vuole ottenere, alle sensazioni che vuole provocare. Il fumetto assume così un dinamismo cinematografico.

Passando invece all’analisi critica: i livelli di lettura del fumetto sono vari ed esiste una notevole bibliografia al riguardo. Ci si può soffermare sugli aspetti onirici e anche  psicanalitici delle storie (non dimentichiamo che del 1900 è la prima edizione de “L'interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud) ma c'è chi ha osservato anche gli aspetti sociali delle stesse. Per alcuni, Slumberland può rappresentare il sogno americano, ed i personaggi che ne fanno parte possono rappresentare le principali categorie di individui presenti nell'America di inizio secolo: borghesia (Little Nemo), proletariato (Flip Flap) e comunità afroamericana (Imps). Altri vedono nel piccolo Nemo l'artista o l'intellettuale.

A questo proposito, abbiamo due esempi molto significativi. Il 29 marzo 1908 Little Nemo visiterà in sogno la poverissima cittadina di Shanty Town, popolata da povera gente vestita di stracci che abita in case fatiscenti. Con una bacchetta magica riuscirà a vestire con sfarzo le persone, riparare ed ammodernare le case, guarire i malati, assimilandosi ad una sorta di Messia capace di portare aiuto a poveri e bisognosi (ma la madre lo sveglierà ricordandogli che è il 1° aprile). L’altro episodio molto significativo si verifica a partire dal 24 aprile 1910 quando il piccolo protagonista ed i suoi amici Flip e Imps giungono in visita su Marte. Questo pianeta è abitato da un terribile capitalista che possiede tutto e si fa pagare per tutto, dall'aria alla luce, perfino per le parole. Ne consegue che i poveri oltre ad essere vessati devono stare in silenzio. McCay non è certo un proletario, ma la critica ad un certo tipo di capitalismo non potrebbe essere più marcata.

Indubbiamente, grazie alle sue  innovazioni e alla sua fantasia, Little Nemo conduce ancora oggi il lettore alla scoperta del più cruciale tema della modernità: la scoperta di noi stessi.

venerdì 5 ottobre 2012

Consigli di lettura: Alain e i rom



Proseguono i consigli di lettura, alle prese con l’analisi delle migliori storie disegnate degli ultimi tempi. Con “Alain e i rom” ci troviamo di fronte ad un opera molto particolare, che gestisce tutto  il suo impianto narrativo sulla comunicazione visiva grazie all’alternanza tra fotografia e vignetta (formula sperimentata dall’opera di Guibert “Il fotografo”).

Edita da Coconino press, impreziosita dalla prefazione di don Luigi Ciotti e dalla postfazione di Giusy D’Alconzo, l’opera di Guibert, Keller e Lemercier tratta gli oltre dieci anni di viaggio del fotoreporter Alain Keller  tra i campi rom di mezza Europa. Dal Kosovo alla Serbia, dal sud della Francia alla Repubblica Ceca, fino al ghetto a cielo aperto di Lamezia Terme, in Calabria. Dovunque ha fotografato i volti, scattato immagini della vita in roulottes e villaggi di baracche, raccolto le storie e le testimonianze dei nomadi, documentando le loro difficili condizioni di vita, la povertà, la minaccia delle espulsioni e il quotidiano confronto con i muri dell’ostilità e dei pregiudizi, gli stessi in ogni luogo. Ma anche narrando con le immagini la cultura di un popolo, i mestieri, le feste e la musica. Mostrando la fatica e la gioia di vivere, principale intento del fotografo.

“Alain e i rom” è quindi un eccezionale reportage giornalistico e grafico sul popolo Rom, in cui fotografia e fumetto dialogano e si mescolano, accostati con notevole senso del ritmo e del racconto. Esso è il diario di un viaggio alla scoperta di un popolo migrante che vive tra noi. Un invito a guardare per conoscere una cultura “altra”, e superare paure e preconcetti. Un invito, inoltre, a ribaltare il punto di osservazione: a scoprire i conflitti del presente e la storia d’Europa vista con gli occhi dei Rom, “dai finestrini senza vetri di un caravan senza ruote”. Un documento importante, che rivela la grande dimensione e personalità delle bande dessinée francesi nella loro continua evoluzione come strumento interattivo di informazione, denuncia e testimonianza.

martedì 2 ottobre 2012

Consigli di lettura: Cronache di Gerusalemme



Ho riportato dettagliatamente le definizioni di fumettista, fumettistico e fumetto tratte dal Devoto Oli, vocabolario della lingua italiana, edizione 1986, per riflettere sui pregiudizi che girano attorno al mondo dei Balloons. Il problema forse sta proprio nel termine fumetto: non mi è mai piaciuto, forse perché troppo restrittivo e banale per indicare un linguaggio ricco di codici e simboli, capace di creare un interessante via di comunicazione e di essere un ottimo strumento di informazione e indagine.

Certo, le cose sono cambiate dal 1986, ora c’è una più attenta analisi delle “storie disegnate”, e molti sono gli studiosi che si impegnano ad esplorare questo mezzo; però vedo ancora spesso un certo tono di sufficienza quando si parla di romanzi grafici, chiaro segno di un modo di vedere queste opere come puri prodotti d’intrattenimento, per rilassarsi e non pensare alle problematiche quotidiane, certi di trovarci di fronte ad un linguaggio poco impegnativo. Queste convinzioni derivano da un’ignoranza diffusa, intesa non come stupidità ma come non conoscenza del linguaggio e di certe sue opere sublimi, capaci di creare uno spirito critico nel lettore e di comunicare quello che le sole parole non possono fare.



Guy Delisle è un autore canadese conosciuto per i suoi reportage fumettistici ( tra i quali segnalo il bellissimo albo dedicato al suo soggiorno a Pyongyang, capitale della Corea del Nord). Per seguire sua moglie, amministratrice presso Medici Senza Frontiere, Delisle ha vissuto un anno a Gerusalemme, e ha riassunto la sua esperienza nell’opera “Cronache di Gerusalemme”(edito in Italia da Rizzoli Lizard).

È un opera complessa, ricca di sfumature e di dettagli, in cui l’autore non si fa scrupolo di narrare tutte le esperienze che ha vissuto in Israele. Quello che ne viene fuori è un ritratto nudo e crudo: Delisle, infatti, non resta chiuso in casa, ma viaggia, esplora, commina e osserva. È soprattutto questo che fuoriesce dal resoconto del soggiorno: un uomo curioso di conoscere le vicende del paese in cui è ospite, di comprenderne le dinamiche e lo spirito che lo attraversa. Ciò che rimane impresso è l’immagine di un paese composto da confini, fisici, e soprattutto mentali. Troppe sono infatti le ideologie che impediscono una pacifica convivenza: un esempio è ben mostrato dal quotidiano lancio di pietre tra coloni e palestinesi, dal pericolo di muoversi con l’auto nei quartieri ultraortodossi durante il giorno dello Shabbat e dai numerosissimi checkpoint disseminati nel territorio. In tutto questo emergono le tensioni feroci e millenarie, la speranza, la rabbia e la frustrazione dei palestinesi, in lotta contro l’occupazione e devastato dall’atrocità dell’attacco tristemente noto come “Operazione piombo fuso”, di cui l’autore è spettatore inerme. Ad egli non resta che sedersi, ascoltare, indagare, osservare e rappresentare quello che gli si palesa davanti ai suoi occhi.

Premiato come miglior opera al Festival di Angouleme 2012, Il lavoro di Delisle presenta una realtà problematica con gli occhi di chi cerca di afferrare un senso: quella che può essere scambiata per vigliaccheria, per non presa di posizione, è solamente il punto di vista di un individuo immerso in una realtà per lui totalmente estranea; non gli interessa dire chi ha sbagliato e chi ha ragione, descrivere gli errori e gli orrori degli israeliani o dei palestinesi. Quello che vuole cogliere è il lato quotidiano, condizionato da grandi questioni, eppure fatto di piccoli, significativi momenti narrati con maestria.