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sabato 10 dicembre 2011

Consigli di lettura- Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini.



Stasera affrontiamo un’opera di singolare bellezza; un reportage che si legge come un romanzo, ma purtroppo del romanzo ne ha solo la lettura:
 
"Mi sono sempre chiesto cosa stia accadendo intorno a una persona nel momento in cui la sua mente decide di partire. Mesi o anni prima che il corpo si metta in viaggio o ne sia solo consapevole, quale sia il fatto, l' istante, il motivo per cui il ragionamento s' accorge che non restano alternative. Il punto di non ritorno in cui la testa comincia silenziosamente il percorso. L' affiorare delle intenzione segrete, delle ambizioni, delle decisioni già prese. Lo spartiacque. Muoversi o soccombere. E soccombere qui non significa necessariamente morire. C' è di peggio della morte. C' è una vita di stenti. Di elemosina. Di fatica a scaricare camion o a selezionare rifiuti nelle discariche e rivenderli per pochi spiccioli. C' è il pianto affamato dei figli più piccoli, tutti i giorni e tutte le notti. C' è l' immagine portata dai viaggiatori, dai giornali, dai radiocronisti dei programmi internazionali della BBC che rivela l' esistenza di un mondo ricco e irraggiungibile. C' è la sconfitta personale e intima davanti alle fidanzate, alle mogli, ai propri padri e davanti alle proprie ambizioni." (Fabrizio Gatti)

Ho voluto aprire il post con le meravigliose parole di Fabrizio Gatti, giornalista di grande valore e coraggio, che racconta (e vive) in prima persona il travagliato “viaggio della speranza” che ogni giorno migliaia di persone disperate affrontano. Viaggi che altro non rappresentano che moderne tratte degli schiavi.
Questo lavoro rappresenta il compendio di un’inchiesta durata anni, da quando Gatti era ancora al Corriere della sera. Lo definirei un vero e proprio “pugno nello stomaco” , che svela il velo di una realtà terrificante, che specula sul dolore di migliaia di individui. Un testo da far leggere a scuola, ma che tutti dovrebbero leggere, soprattutto chi tende a parlare della questione degli immigrati senza conoscere il reale sfruttamento che vi è dietro.
Un libro scomodo, dettagliato, illuminante, toccante, che illustra una storia vissuta in prima persona, raccontando la realtà senza dover scendere a compromessi.
Personalmente è una lettura che può cambiare l’esistenza.

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