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lunedì 30 luglio 2012

Consigli di lettura: Yeti


"Yeti" è il primo romanzo a fumetti dell'artista barese Alessandro Tota, che si presenta al grande pubblico con un opera fiabesca, malinconica e tenera.
Le vicende ruotano attorno a Yeti, grosso essere rosa e tondeggiante, che scappa dalla sua valle alla ricerca di nuove esperienze e sogni da realizzare nella grande metropoli (Parigi). Qui, straniero e diverso, si troverà ad affrontare problemi quotidiani come i lavori precari e la difficile integrazione in una società composta da individui chiusi e da rassegnati compagni di sventura. Il tutto in compagnia di Caterina, Alessandro e Volker, un piccolo gruppo di giovani di belle speranze che, nell’attesa di un futuro migliore, trascorrono le giornate tra feste, innamoramenti, speranze e paure. 
Come sostenuto dallo stesso autore, normalmente il diverso appare ai nostri occhi come una minaccia, qualcosa di sconosciuto, forse pericoloso. Tota decide di capovolgere questo stereotipo attraverso l’uso di una figura tonda e luminosa come quella di Yeti; ma questa dolcezza non riuscirà ad essere un riparo contro il gelido e indisponente vento della realtà.
L’espediente grafico porta infatti a quest’amara conclusione: la diversità, bella o brutta che sia, è sempre la prima cosa che si nota, e, seppure a volte inconsciamente, crea delle distanze. "Yeti" è la storia di un personaggio tenero e inquieto, alla ricerca del suo posto in un mondo impaurito da ciò che non riesce a capire. Un racconto dolce e malinconico che punta il dito contro una società troppo isolata e concentrata su sé stessa per accorgersi dell’esistenza dell’Altro. 

martedì 24 luglio 2012

Consigli di lettura: Sonno elefante



Stasera prendo in analisi un bellissimo libro presente nel mio programma di “Semiotica della cultura”; l’opera in questione è “Sonno elefante”, di Giorgio Fratini, edito da Becco Giallo. L’autore ci porta nel Portogallo di inizio anni ’70, durante la dittatura del generale Salazar. Un argomento poco dibattuto non solo dal linguaggio fumetto, ma anche dagli altri media.
Centro narrante della storia sono lo studente di architettura Zè, sua madre Marisa, l’illustratore rivoluzionario Silas (alias Leon), la sua compagna Maria, ma soprattutto i muri della sede della PIDE, l’organo di polizia nato con lo scopo di sopprimere ogni tentativo di insurrezione al regime.
I muri non dimenticano: su questa affermazione Fratini costruisce una potente trama sospesa tra noir e realtà storica. Bisogna chiarire però che “Sonno Elefante”, pur trattando un certo periodo storico, ha un prologo e un epilogo ambientati ai giorni nostri: questo perché i luoghi invecchiano come le persone, e con essi malauguratamente la memoria di ciò che avviene al loro interno. Il parallelo proposto dall’autore tra la Lisbona di ieri e quella di oggi è interessante: in apertura vediamo un comune palazzo del centro in ristrutturazione, mentre un uomo anziano lo guarda da lontano con sguardo impenetrabile. Quest’uomo è Zè, che all’epoca dei fatti narrati è solo un ragazzo; l’edificio in Rua Antonio Maria Cardoso che oggi stanno ristrutturando, invece, era un posto in cui quarant’anni fa si spiava, si tradiva, si torturava, si moriva.
Fratini colpisce subito per la grande padronanza del mezzo fumetto, sia a livello narrativo che grafico. La scrittura immerge il lettore nella triste realtà di uno Stato in cui regna il terrore e riesce ad essere appassionante, dosando il ritmo della tavola con una severa scansione in vignette.
Grazie a ciò il succedersi delle vignette viene percepito come un martellante e ossessivo ticchettio; per esempio, nella scena della retata a casa di Marisa, in cui entrano in scena gli agenti della PIDE. Non c’è bisogno di mostrare percosse o atti di violenza fisica: la brutalità e la prepotenza dei modi del Capo Squadra Perquisizioni rappresenta tutta la ferocia di un sistema che può liberamente decidere cosa la gente deve fare, dire, pensare, e cosa no.
Sono presenti quindi delle atmosfere orwelliane, atmosfere noir, e notiamo anche una presenza del fantastico, presente nell’Intermezzo, dove è racchiusa la chiave per comprendere l’intera vicenda. L’Elefante, animale associato alla memoria, simboleggia gli occhi e le orecchie di ogni edificio esistente; ricoprire il sangue sulle pareti con dell’intonaco può servire a ingannare gli uomini, ma non i muri. Eppure anche i muri, abituati a vedere e sentire qualsiasi cosa accada nelle stanze che racchiudono, hanno un limite che, se superato, porta alla pazzia. La vignetta in cui l’Elefante Guardiano mutila le orecchie dell’Elefante Dormiente è quella che probabilmente racchiude l’essenza della storia: gli orrori scaturiti dalla mente umana possono essere insopportabili persino per i muri tra i quali vengono partoriti.
Il punto di vista dei muri, visti come degli elefanti condannati a ricordare, è un modo straordinariamente originale di rappresentare la malvagità umana (il volume non è stato inserito nel programma di semiotica per niente).
All’interno di “Sonno Elefante” c’è la storia di un uomo (Leon) reso folle dalla prigionia e isolato dai suoi ex-compagni per aver “cantato” sotto tortura; c’è la storia di una madre (Maria) disposta a tutto pur di riabbracciare il figlio di cui non ha più notizie dopo la cattura (Zè), e tante altre storie di vita quotidiana sotto un regime totalitario.
Soffermandoci sullo stile dei disegni, Fratini dimostra un ottima tecnica, sfoderando un segno che sintetizza sperimentazione e chiarezza, tramite il giusto equilibrio delle mezze tinte intervallate a sequenze in cui il contrasto tra bianchi e neri è netto, mentre il segno è nervoso e sporco. I volti spigolosi e scavati dei personaggi rendono bene l’idea di un popolo stanco e teso, apparentemente indifferente ma che in realtà nasconde le proprie emozioni dietro una maschera. La ricostruzione degli sfondi è accurata, ad esclusione dell’obliquità dei muri delle case: quest’ultima si potrebbe interpretare come un voler dar vita a quei muri.
Un’opera che racchiude in sé stessa tutte le qualità e la forza del mezzo fumetto, un linguaggio che contribuisce al perpetuare della memoria e della testimonianza attraverso il fecondo rapporto tra vignetta e lettore.

mercoledì 18 luglio 2012

Laterza pagina: Presentazione de "Il fumetto tra i banchi di scuola"- 25 Luglio 2012



Ho il piacere e l’onore di comunicare ai lettori del blog che, mercoledì 25 Luglio, presenterò il mio saggio “Il fumetto tra i banchi di scuola”. Una bella opportunità per cui devo ringraziare Leonardo Matera, amico e compagno di studi attualmente consigliere alle politiche giovanili e culturali di Laterza, che mi ha invitato a presentare il saggio.

L’evento è inserito all’interno della rassegna culturale “Laterza pagina”; la presentazione sarà a cura di Francesco Clemente e Vitantonio Fosco (che devo ringraziare per il tempo e la disponibilità che ha dato nell'organizzazione dell'evento), membri di “Società e Progresso”, associazione culturale presente a Laterza da oltre 15 anni, impegnata nell'organizzazione di eventi sociali, politici e culturali, oltre che editrice del periodico locale "Agorà - 'a chjazze".
Ospite d'eccezione della serata sarà il grande Alessio Fortunato, disegnatore, fumettista per la Sergio Bonelli Editore, impegnato nella serie Dampyr.

L’appuntamento è per le ore 21:00 al Palazzo Marchesale, in p.zza del Plebiscito a Laterza (TA). 
Vi aspetto per una serata ricca di stimoli, spunti e sorprese. 

lunedì 16 luglio 2012

Buon compleanno Quino!


Perfino la data della sua nascita è stata un pasticcio: Quino compie 80 anni il 17 luglio, però all’anagrafe di Mendoza è stato registrato il 17 agosto. Per non parlare del nome di battessimo: “Ho scoperto di chiamarmi Joaquìn alle elementari”. Questo perché in casa l’hanno sempre chiamato Quino per distinguerlo dallo zio. Così Joaquìn Salvador Lavado è rimasto per sempre Quino.

Con queste premesse, solo lui poteva essere il papà di Mafalda la contestataria, l’irrequieta, l’indignata: “Oggi sarei in prima fila tra loro” ha ammesso lo scorso ottobre a Luca Raffaelli, direttore artistico di Romics.

Con l’Italia l’autore argentino ha sempre avuto un rapporto speciale: “Mi sento più mediterraneo che argentino”. Quino infatti è arrivato a Milano nel 1976, quando il generale Jorge Rafael Videla ha preso il potere nel suo paese dando il via alla dittatura: “La patria significa gioventù; stare lontano da lei ha fatto sì che il mio umorismo sia diventato un po’ meno vivace, però a volte più profondo”. Le strisce di Mafalda lo consacreranno tra gli autori della nona arte più importanti di sempre : figlia della classe media, Mafalda abitava in calle Chile 371, nel quartiere di San Telmo a Buenos Aires.

Tanti auguri Quinito, e grazie per aver denunciato i mali di questa terra dando voce a una bambina contestataria, disillusa, ribelle, ma mai doma nella sua personale battaglia per creare un mondo migliore.
Oggi più che mai il suo messaggio non dev'essere dimenticato.

martedì 10 luglio 2012

Consigli di lettura: Neven. Una storia da Sarajevo



La narrazione per immagini detiene uno straordinario potere: quello di rendere testimonianza attraverso un tratto fluido e dettagliato che attiva nel lettore le emozioni e i sentimenti meglio celati nell’animo.
Joe Sacco è un maestro in questo; opere come “Palestina e “Gaza 1956” fanno ormai parte dell’immaginario narrativo contemporaneo, classificandosi come opere in grado di trattare eventi complessi e infidi. “Neven”, da questo punto di vista, non fa eccezione.

Siamo a Sarajevo, nel 2001. Dopo la fine del conflitto serbo-bosniaco, Sacco ritorna nella città. Stremata dalla brutalità e dalla follia del conflitto, la città è stranamente silenziosa, così l’autore decide di andare alla ricerca di una sua vecchia conoscenza di dubbia moralità: Neven.                                                                                 

Ma chi è Neven? Figlio di una musulmana e di un serbo, egli è un po’ di tutto: un eroe di guerra, un narratore, un pappone, un fanfarone, una guida turistica, uno scroccone. L’autore l’ha incontrato nel 1995 a Sarajevo, sul finire della guerra. Determinato ad acquisire quanto più denaro possibile dai suoi ricordi, Neven introduce Sacco in una intreccio di storie che hanno come protagonisti soldati, cecchini, bande di criminali legalizzate. Viene alla luce la cronaca dell’ascesa dei signori della guerra, paramilitari il cui fanatismo era stato utilizzato per difendere la Bosnia contro la pulizia etnica, ma finiti ben presto corrotti dal potere, dalla sete di sangue e dai deliri ideologici. È un'epopea atroce e grigia, animata da un universo ambiguo reso ancora più caotico dalla ferocia del conflitto
.
Grazie al tratto chiaro e alla sua passione per i dettagli, Sacco conferisce al racconto una precisione e una profondità molto più fruttuose di quanto un reportage è in grado di offrire. La capacità dell’autore è quello di saper sovrapporre immagini e scrittura, per creare ritratti indimenticabili e momenti di Humor nero.
Le sue tavole danno un volto umano ad azioni inumane, e pongono al lettore terribili quesiti morali sui fini e i mezzi, sull’intenso e tormentoso mistero dell’umanità in guerra. 

sabato 7 luglio 2012

Consigli di lettura: Junk love



Tra le ultime pubblicazioni del Coconino press spicca “Junk love” di Chaemin, autrice coreana che contribuisce a portare nella piena maturità il manhwa (fumetto coreano).

È il diario di un amore fragile e altalenate di due giovani in cerca di identità; entrambi affamati di cibo e di sesso. Sullo sfondo, una situazione di costante precarietà in cui tutto si consuma.
Ho-Gyeong e Min-Gyu si conoscono in chat, si incontrano, si piacciono, vivono insieme. Lei è una giovane modella che per guadagnarsi da vivere posa nuda per gli allievi di una scuola d’arte; lui è uno studente di giurisprudenza pigro, bello e sciupafemmine Ma è una storia d’amore senza troppa passione, composta di silenzi, infedeltà, ripensamenti. Solo il cibo e il sesso accendono scintille e riempiono per un attimo i loro vuoti: solo a letto oppure a tavola, al fast food tra una porzione di maiale in agrodolce e una fetta di pizza, lui e lei dimenticano per qualche istante le frustrazioni delle loro vite.

“Junk love” è la storia di una dipendenza: un amore in cui lui è parassita, lei è la vittima sfruttata. Ma quando lui parte, lei sente la sua mancanza. Una love story orientale, dolce e cinica, tra due giovani che soffrono la precarietà di un esistenza senza orizzonti, perenni naufraghi nell'oceano del consumo e dei desideri. Così il manhwa di Chaemin diventa il racconto del malessere di una generazione disorientata, per cui ogni piacere è effimero e l’amore rischia di essere un oggetto futile, da buttare via come un altro.
Attraverso l’esplorazione intima dei sentimenti dei due giovani, viene fuori un ritratto disincantato della moderna Corea del Sud. L’opera è narrata per flashback, alternando i punti di vista di lei e di lui. Disegnato con eleganza minimalista, in cui si segnalano la delicata malinconia ritratta sui visi dei due ragazzi, ogni capitolo si riferisce ai piatti take-away che i due amanti mangiano insieme nel tentativo di perdonarsi, ritrovare un equilibrio, far ripartire il loro rapporto.                                                                                                                  È un lavoro che merita di essere letto e discusso soprattutto da chi apprezza le narrazioni introspettive.