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venerdì 27 gennaio 2012

Per non dimenticare: Maus

Oggi è un giorno particolare, un giorno per fermarsi un momento e riflettere sugli orrori e la sofferenza prodotti dall’avidità, dalla crudeltà e dall’ignoranza umana.
Numerosi artisti si sono cimentati a raccontare e ricordare questo, attraverso forme d’arte come la letteratura, la musica, la poesia e il cinema.
Io voglio ricordarlo attraverso la testimonianza di una forma d’arte a me cara: il fumetto.
Nel mio saggio “Il fumetto tra i banchi di scuola” il tema dell’olocausto è un punto fondamentale per le emozioni, lo sgomento e l’indignazione che riesce a suscitare ai lettori: mai come in questo caso l’unione tra immagini e pensieri è stata cosi proficua.
I fumetti che potrei trattare sono tanti (io stesso  ne ho analizzati tre nel saggio), ma credo che sia giusto dare luce a quello che è probabilmente uno dei capolavori della nona arte e anche della letteratura del novecento: “Maus” di Art Spiegelman.

L’opera tratta della storia di una famiglia ebraica emigrata negli Stati Uniti: su questo sfondo si stagliano i ricordi del padre di Art, Vladek Spiegelman, che affronta con coraggio e cinismo l’orrore della shoa, cercando  in tutto ciò di salvare la fragile moglie Anja.
Particolarità della storia è quella di raccontare non solo il passato, ma anche il dopo dei sopravissuti. A questo scopo è interessante sottolineare il rapporto tra Art e il padre: quest’ultimo nella vecchiaia, abbruttito dalla guerra, è diventato la caricatura razzista del vecchio ebreo; Art invece, ascoltando le memorie del padre, si sente un figlio indegno, schiacciato dal senso d’inferiorità e di colpa verso quelli che non ce l’hanno fatta.

“Maus” è un magnifico esempio di quello che il fumetto può fare: passando dalle parole alle inquadrature claustrofobiche, fino all’utilizzo del bianco e del nero, l’autore riesce a realizzare nel lettore un senso di oppressione e orrore, che lo tiene fisso fino alla fine del libro. In questo caso, la scelta di rappresentare gli uomini come animali (gli ebrei sono topi, i tedeschi gatti, i polacchi maiali, gli americani cani) è importante per sottolineare la disumanizzazione che è avvenuta in quel periodo.
Insomma, un vero capolavoro da leggere e rileggere, magari da portare nelle scuole, per non dimenticare.

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