2 agosto 1980: la sala d’attesa
della stazione ferroviaria di Bologna viene distrutta dall’esplosione di una
bomba: 85 persone perdono la vita e altre 200 restano gravemente ferite. Cause
e mandanti non sono identificati.
La
funzione e la preservazione della memoria nella società è di fondamentale
importanza: memoria delle gesta, delle atrocità, degli orrori, che devono
rimanere impresse nella mente della collettività affinché si possano porre correzioni
e nuove soluzioni. E mai come in questi casi il fumetto, come linguaggio, può
essere utile a manifestare interrogativi e testimonianze. L’educazione alle
immagini è importantissima: mettendo da parte le inutili polemiche tra “fumetto
popolare” e “fumetto underground”, il giusto equilibrio tra parole e immagini,
narrazione e sequenza grafica, da vita ad opere di indubbio spessore artistico
e letterario. Non sto qui ad elencarle ad una ad una, anche se meritano la
giusta menzione “Maus” di A. Spiegelman, “Gen di Hiroshima” di K. Nakazawa e i reportage di Joe Sacco.
A questo
proposito, mi pregio di sottolineare l’encomiabile lavoro della casa editrice
BeccoGiallo, che da anni progetta, realizza e pubblica fumetti d’inchiesta e di
impegno civile.
Con l’opera
“La strage di Bologna” di Alex Boschetti e Anna Ciammitti, pubblicata in
occasione del 30° anniversario della strage, questa funzione sociale esplode in
tutta la sua magnificenza, ciò grazie anche alla meticolosità del lavoro di
ricerca di Boschetti (laureato in Storia contemporanea) e dal tratto scuro e
forte della Ciammitti.
Parlare,
scrivere, ricordare. Questo è quello che conta; non importa farlo una, due,
cento volte: bisogna rendere l’arte testimone della realtà; forse, attraverso
essa, riusciremo davvero a distogliere il velo che copre l’esistenza. Concludo
con questo bel pezzo di Carlo Lucarelli, tratto dalla prefazione del volume:
“Mettere
in fila i fatti provocando emozioni. Credo che altro, noi narratori non
possiamo fare (…) che questo avvenga con le parole dei romanzi, con le immagini
del cinema e della televisione (…) o con i disegni di un fumetto, non ha
importanza, basta che sia efficace. Quando poi, come in questo caso, sta in una
collana che ha avuto l’idea di utilizzare uno strumento di narrativa popolare come
il fumetto per raccontare misteri della nostra storia recente, non è soltanto
efficace. È geniale.”
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