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giovedì 13 settembre 2012

Consigli di lettura: Unabomber



Chiedo perdono per non aver aggiornato il blog nelle ultime due settimane; purtroppo gli impegni accademici mi hanno un po’ distolto dagli interessi che coltivo. Per questo oggi torno con un consiglio di lettura dedicato strettamente al fumetto come linguaggio divulgativo e mezzo d’informazione: l’opera in questione è “Unabomber” , edito da Becco Giallo.

Ho già parlato delle edizioni Becco Giallo di Treviso e delle sue collane di fumetto dedicate alla cronaca e alla storia recente. Scritto da Igor Mavric e disegnato da Paolo Cossi , “Unabomber” è la dimostrazione di come un fumetto possa diventare importante ai fini della conoscenza sociale e della prevenzione.

Il volume riassume gli oltre 10 anni di attività del misterioso attentatore che agisce tra il Veneto e il Friuli seminando oggetti esplosivi. Il primo ordigno esplode nell'agosto del '94: si tratta di un tubo di metallo in cui la carica esplosiva si innesca svitandone il tappo. In seguito ci saranno altri tubi esplosivi, ma anche uova, pennarelli, tubetti di conserva di pomodoro, un barattolo di Nutella. Con il moltiplicarsi dei casi si fa strada l'ipotesi che dietro gli attentati non vi siano gruppi eversivi di stampo anarchico, ma un'unica persona. I giornali locali sono i primi ad accreditare la tesi del serial killer e lo battezzano Unabomber, lo stesso nome che l'FBI diede a Theodor John Kaczynski ,che in America seminò ordigni esplosivi per 18 anni. Dopo anni di indagini gli investigatori non hanno ricavato molto. L'ultima volta Unabomber ha colpito nel marzo 2005, in provincia di Treviso, manomettendo una candela elettrica all'interno del duomo. Le indagini non hanno aggiunto elementi per identificarlo.

Ho accennato alla conoscenza e alla prevenzione, e le obbiezioni possono essere molte: perché dedicare un opera a fumetti a un criminale che ha seminato tanto panico e terrore? Sono gli stessi dubbi che si pone il disegnatore Paolo Cossi, e che espone nella prefazione del volume.

Indubbiamente, riflettendo per bene,  forse un libro a fumetti può diventare un mezzo utile per informare e mettere in guardia i cittadini, soprattutto i più giovani. Le illustrazioni sono volutamente istintive, grezze, in bianco e nero, per far si che esse non vengano dimenticate, che si stampino nella memoria, che fungano da campanello d’allarme non appena notiamo qualcosa di strano. Informazione e comunicazione usate come prevenzione, grazie al libro, che di solito resta conservato nel tempo, rispetto ai messaggi dei giornali e della televisione  che invece svaniscono in fretta a causa del dinamismo della nostra  società.
Fondamentale diventa tenere vivo il problema ancora irrisolto, poiché il silenzio, nonostante sia la via più comoda, può diventare colpevole complice. Il peggio può essere evitato solo se si conosce, se si parla, se si legge. È in questo caso anche un albo a fumetti può diventare un mezzo di importanza sociale.

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