Prima
di essere uno straordinario artista, Manuele Fior è un grande sognatore che esprimere
le proprie emozioni e le proprie fantasie attraverso la Nona Arte. Conosciuto
dal grande pubblico per la splendida graphic novel Cinquemila chilometri al secondo, vincitrice del premio per il
Miglior Album al Festival Internazionale di Angoulême nel 2011, è tornato nelle
librerie italiane con altro lavoro: L’intervista,
edito da Coconino press.
Il
racconto è ambientato nel Nord Italia del 2048 e parla di Raniero, uno
psicologo cinquantenne, e Dora, una sua giovane paziente che afferma di avere
poteri telepatici e ha strane visioni notturne di triangoli luminosi che
appaiono in cielo. Dora fa parte della “Nuova convenzione”, un movimento di
giovani che si basa sul “principio di non esclusività emotiva e sessuale”,
sperimentando modelli di convivenza alternativi alla coppia e alla famiglia.
È
un mondo che vive quindi una delicata frattura generazionale: da un lato,
infatti, c’è una generazione che si sente vecchia, stanca, finita; dall'altro lato c’è invece una generazione fatta di giovani che cerca di costruire nuovi
valori e modelli di convivenza sociale alternativi alla coppia e alla famiglia.
Indubbiamente, non è facile etichettare in un genere questa graphic novel; possiamo delinearlo come un
romanzo di fantascienza che prova a descrivere il fragile universo interiore
delle relazioni, dei sentimenti e degli affetti di ciascuno di noi. È un racconto
struggente sul passare del tempo, sul confronto tra generazioni, sulla nostra
società che sta cambiando. L’autore stesso afferma in un’intervista:
Amo le storie di anticipazione
fantascientifica alla Ballard e ho provato ad immaginare un futuro non lontano,
ma leggermente diverso dal presente. Uno scenario dove non tutto è negativo e
catastrofico, dove la fine del mondo e della società che conosciamo non arriva
con una violenta apocalisse, ma in un contesto intimo e familiare di vita quotidiana
che continua a scorrere
Lo
stile grafico è completamente diverso dai lavori precedenti. Fior infatti ha
scelto di utilizzare la china e carboncino, disegnando i paesaggi con effetti
quasi foto-realistici su cui sono stati inseriti i personaggi resi con un
tratto cartoonistico. Una qualità dell’immagine che richiama con nostalgia al
cinema d’autore in bianco e nero.
Un'opera grafica straordinaria, scritta da un artista capace come pochi di esprimere i
desideri e le angosce della propria generazione.