Per chiunque ami il calcio, Zeman è sicuramente un
personaggio emblematico per questo sport. Figura carismatica, a tratti
cinematografica, il boemo è l'unico personaggio del mondo del calcio in grado
di ispirare romanzi, film, documentari. Zeman è una filosofia di vita.
Giuseppe Sansonna, regista del documentario Zemalandia, ritorna nelle librerie con
un racconto/diario/intervista dal ritiro di Brunico. Un ritratto dettagliato,
in grado di dare giustizia alla complessa figura di quest’uomo silenzioso, di altri
tempi, che tanto ha affascinato il regista di origine pugliese.
L’allenatore è diventato infatti - grazie al suo gioco moderno,
alla rivincita dell’estetica contro l’obbligo dei risultati, allo stakanovismo
negli allenamenti, ai giovani contro i campioni, all’intransigenza tattica - un
recipiente che negli anni ha raccolto di tutto, un miscuglio di persone e
sentimenti: il nichilismo di chi sa che non riuscirà a vincere contro i grandi
poteri del calcio, la frenesia del tifoso esagerato che vuole tutti all’attacco
pensando di sbancare, l’impegno dei radical chic appassionati alle sue
battaglie anti-Palazzo e contro la Juventus.
È come se Zeman allenasse tutte le squadre del mondo contro
il calcio cialtrone e corrotto, e non una squadra per volta. Per il pubblico
dello sport-entertainment, cresciuto con le pay-tv, il ritorno di Zeman
promette spettacolo.
Infatti, se la rivoluzione tattica di Luis Enrique è durata
solo un anno, il nuovo allenatore della Roma Zdenek Zeman appare ancora di più
nell’immaginario romanista come l’unico ad avere diritto alle stimmate del
condottiero. Non importa che nel 1998 sia stato cacciato per far posto a
Capello, più simpatico al Palazzo, come disse il presidente Franco Sensi: “Il
nuovo mister ha la personalità vincente e riceve più rispetto da parte del
Palazzo, noi crediamo molto nei benefici determinati dal suo avvento”. Né che
Zeman abbia girato da allora l’Italia e l’Europa senza gloria, incassando
insuccessi ed esoneri prima di arrivare a Pescara e vincere il campionato
cadetto. I dubbi racchiusi nell’avventura zemaniana fanno parte dello stesso
entusiasmo verso il boemo, e non intaccano l’attesa del campionato. Zeman è
stato accolto come fosse la sua prima volta nella capitale: torna a essere un
idolo oggi, proprio quando ci sarebbe bisogno di tornare a vincere, ma di soldi
ne girano pochi. Il nuovo mito del boemo è rinato con l’esilio dal calcio che
conta, da sconfitto sul campo e logorato dalle vicende processuali, diventato,
suo malgrado, l’antidoto ad un calcio industriale legato al denaro.
Il personaggio, la cui unica garanzia è sempre stata la
fedeltà a se stesso, ha deciso di rimettersi in gioco grazie alla scommessa vinta
a Pescara: scegliendo per affetto una piazza esigente da cui era stato cacciato
e cogliendo l’ultima possibilità di giocare in Italia ad alti livelli. E
comunque andrà, non può che rimanere l’ammirazione e la stima di un allenatore
capace di mettere da parte gli sponsor, il denaro e l’entertainment in nome dei
valori di lealtà e amicizia che ha animato da sempre questo bellissimo sport.
L’ultimo libro di Sansonna affascinerà qualunque appassionato
di calcio per la sua descrizione nitida e cruda di un uomo sempre coerente con sé
stesso.
Buona fortuna, Zedenek
G. Sansonna, Zeman. Un
marziano a Roma, Minimum Fax, Roma, 2012.